Dar via il succo.

PTWG si è fatto un gran puttan tour per scoprire quanti (e quali, ma non che lo dice) blog sarebbero disposti a scrivere un post a pagamento per reclamizzare un succo di frutta.

Poteva, dato il nome, almeno promuovere un vino in cartone di qualità infima. Ma questo non è il succo del discorso.

Il discorso del succo, al contrario, è quanta blogosfera sarebbe disposta più o meno apertamente disponibile a vendersi.

Secondo Paul il 90%, secondo gli intervistati molto meno, secondo me il campione è statistico come i 2 polli di Trilussa, secondo FriendFeed difficile tirare le somme.

Quindi dopo questo ampio preambolo vengo a come mi sarei comportato forse io (non sono certo target per PTWG, non c’è il mio telefono in giro ma se dal blog andate alla mia azienda è pubblicato) ricevendo una simile offerta.

Non faccio mistero che sarei stato disponibile a scrivere post a pagamento e penso che sia vantaggioso anche per le aziende (ovviamente il buzz gratuito è più vantaggioso di quello indotto ma non sempre praticabile, ad esempio su nuovi prodotti).

Ci sono però dei vincoli, perché io sono prima di tutto una persona, poi ho un blog. Quindi:

  • Deve essermi consentito di specificare chiaramente cosa o quanto ho ricevuto per scrivere il post;
  • Non devono esserci link o keyword obbligatorie, io mi esprimo liberamente, le mie opinioni appartengono a me e non al cliente;
  • Le opinioni saranno comunque reali, basate sulle mie esperienze, anche negative se del caso;
  • Mi stanno bene anche i succhi di frutta (non alla prugna) purché siano in bricchi da 200 ml, questo banalmente perché mi consentirebbe di darli ai figli per merenda unendo l’utile dell’azienda (ricevere un feedback sul prodotto oltre al post) all’utile mio (mi risparmio di andarli a comprare, se poi l’azienda paga pure tanto meglio) quindi se Valfrutta (link non sponsorizzato) che sta qui vicino vuole darmi una fornitura pluriennale di bricchi di succo di pesca, pera ed albicocca (+ alcuni da provare se crede) le dedicherò i post che ritengo opportuni;
  • Non mi stanno bene prodotti contrari al mio modo di essere e di agire, inutile che mi offri una fornitura decennale di preservativi potrei scrivere solo se vanno bene per fare i gavettoni, ma non è detto.

Quindi in buona sostanza i punti sono: trasparenza, coerenza e sincerità.

In presenza di tutti e tre gli elementi nessuna difficoltà ad accettare, moderatamente, lo stesso comportamento su tutti i blog che leggo. Molto meglio di certi articoli di media ufficiali che non spesso rispettano nessuno dei tre punti.

In ogni caso non volermene Paul (che tanto so che non leggerai il post fino a questo punto) ma il fatto che si possa essere pagati per scrivere non significa affatto essere automaticamente delle puttane.

P.S.: per Paul, Steve Irwin è morto.

Mackley

Io non penso che il “buzz” sia vantaggioso.

O meglio, se leggo che tu bevi il succo di frutta XYZ, non penso dai lo voglio bere pure io.

Ed è così anche per le robe tecnologiche. Non è certo per le recensioni positive (“comprate” con un esemplare regalato al bloggatore) un gioiellino del SONY Xperia X1 per capire che (se avessi i soldi) lo comprerei !

S.

Non ho capito il fatto del “ne parli malgrado sia morto”.

In ogni caso io parlo di Gesù morto e Risorto. Dunque vivo, quello morto lo lascio agli storici.

soloparolesparse

Daccordo su tutta la linea. La coerenza e la correttezza (e di conseguenza l’autorevolezza) non dipendono dai soldi ma dall’onestà dell’autore.

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