Riguardo al seminario contro il bullismo (che mi pare simile ad una firma contro la droga) lascio parlare altri.
Però partendo da quest’ultimo link sento che a parlare contro internet è stata chiamata anche la mamma di una ragazzina di 12 anni morta di bullismo.
Perché quest’anno scolastico appena concluso è stato tutto sul bullismo, per cui le materie curricolari alla scuola media venivano sovente soppiantate da lezioni sul bullismo con tanto di proiezioni di video non filtrati (e non mediati da parte dell’educatore presente) per cui un ragazzino sensibile ne rimaneva profondamente turbato mentre qualunque altro ne trovava tanti spunti per fare scherzi più o meno pesanti ai compagni. In buona sostanza l’anno scolastico è servito ad esasperare i ruoli di presunte vittime e potenziali carnefici.
Come ho già avuto modo di dire ad un incontro provinciale sulla scuola il bullo è un ragazzo con una grande domanda, probabilmente manifestata in maniera meno definitiva in precedenza, che non ha avuto risposta.
E la vicenda narrata all’inizio mi ha posto molti interrogativi.
Quale domanda aveva una ragazzina di 12 anni che è arrivata ad ubriacarsi?
Quale domanda aveva un ragazzo che vedendo una dodicenne avere un rapporto sessuale non ha trovato nulla di più utile da fare che filmarla?
Quale domanda avevano i ragazzi che hanno condiviso questo filmato ed hanno preso in giro quella dodicenne?
Quale domanda aveva ancora quella ragazzina quando ha scelto di togliersi la vita?
Quale domanda avranno ora i suoi carnefici?
Basta un video mostrato in classe a rispondere a tutte queste domande?
Tante volte noi genitori (e con noi tutti gli educatori dei nostri figli) ci troviamo di fronte a queste domande, spesso poste solo con lo sguardo, tante volte non riusciamo a sentirle. Troppe volte ci basta una bella pagella per credere che tutto vada bene.
Un uomo non si misura dalla correttezza delle sue risposte ma dalla grandezza delle sue domande.
Personalmente cerco aiuto in persone con l’occhio ben aperto per ascoltare queste domande, ma non è facile. Perché la nostra società si è oramai abbassata ad accontentarsi a misurare le risposte, pur di non ascoltare le domande.
Perché le domande rimandano al futuro, le risposte invece rappresentano il presente.