Non mi capita spesso di incontrare persone reali che leggano quanto scrivo.
Considero (e probabilmente lo sono) i miei lettori abituali come altri blogger o comunque persone conosciute online, qualcuno magari incontrato per davvero in qualche occasione come SMAU, webb.it, RomagnaCamp, Google WebMasterMind, ecc.
Così le volte che una persona che conosco in altro ambito mi dice “Sai che ho letto quel tuo post” vengo colto da un senso stano, quasi come se mi avessero stanato. Anche se poi in realtà chi sono sul mio blog è ben indicato.
È successo qualche anno fa con un professore che mi fece i complimenti per un mio post, è successo anche per un rappresentante di un’azienda genovese che aveva letto un mio post riportato da Libero, è successo con Daniela che mi telefonò per dirmi che aveva letto un mio post pubblicato da Avvenire fra le lettere. Di tanto in tanto anche Luisa legge qualcosa di mio.
L’ultima però è stata sabato sera quando ho salutato il compagno Franco. Ci scambiamo allegramente del compagno pur essendo lui stato quasi candidato sindaco per Forza Italia, ci divertiamo con poco noi.
Ebbene ad un certo punto della chiacchierata esordisce dicendo che suo figlio Giovanni (universitario e giornalista su diverse testate locali) gli ha detto che legge il mio blog e che faccio considerazioni interessanti concludendo con “però non è un compagno”.
Ovviamente anche in questo caso la prima impressione è stata di stupore, poi di soddisfazione.
Non che abbia nulla da nascondere, però anche a distanza di anni mi fa ancora un certo effetto riscontrare che ci sono persone reali che comunque mi seguono.