La partecipazione e l’influenza.

Su TagliaBlog è comparso un post sulla capacità di influenzare le persone che ci circondano.

Immagine da http://idierredavinci.blogspot.com

Parte dall’esperienza diretta dell’autore alla Messa di Natale per dire come una sola persona che si alza durante la liturgia provoca una reazione a catena che porta tutti gli altri presenti ad alzarsi d’istinto.

Quello che manca però all’autore è la visione della domenica tipo, quando in chiesa ci sono solo i quattro gatti bacia banchi come me. Quelli che possiamo definire utenti abituali ed evoluti (non perché sono più bravi andando a messa ma perché conoscono meglio i rituali anche solo per riflesso condizionato).

È vero quello che dice l’autore, che nelle celebrazioni più partecipate (Natale, Pasqua, matrimoni ed anche funerali volendo) che solo una minoranza dei presenti conosce l’argomento e quindi gli altri si adeguano per imitazione. Ma è altrettanto vero che questo non avviene quando è presente la sola comunità abituale.

Quindi l’esempio che la tua comunità possa farsi tua imitatrice per diffondere il tuo verbo è poco applicabile perché appunto non è l’utente abituale che devi convincere ma l’occasionale.

Il mio blog è nei fatti un blog di tecnologia, non lo dico io, lo dicono le statistiche (ieri le 10 pagine più viste erano la home e 9 di telefonia / android). Centinaia di persone arrivano ogni giorno, leggono le informazioni che fornisco e scompaiono. La mia influenza marginale (perché di certo non leggeranno solo da me) è su queste persone, difficilmente un utente di Android(i) verrà influenzato dalle mie opinioni ovvero la mia influenza marginale sarà veramente molto marginale.

Posso dire che oltre 300 persone mi seguono su Twitter, che quasi 400 mi seguono su FriendFeed e che Facebook è volutamente limitato dunque poco influente. Ma la mia influenza è maggiore sulle persone non appartenenti a quei due gruppi intersecati.

Ci sono comunque casi intermedi, ad esempio il fedele che va a messa in una parrocchia differente. Conoscendo la liturgia si alzerà e siederà al tempo giusto ma magari non conoscerà i canti e quindi seguirà quella parte di liturgia imitando (magari muovendo solo le labbra) gli altri presenti che appaiono più preparati.

La partecipazione occasionale ad un insieme (che sia la messa, un gruppo su FF, un blog, una discussione in un forum o in un obsoleto newsgroup) è sempre finalizzata al massimo profitto (non fare la figura di quello che non sa come si sta a messa perché il catechismo è un antico ricordo, recuperare le informazioni necessarie, ecc) e quindi più facilmente si cercherà di individuare quello che appare come individuo competente (se tutti seguono lui è evidente che lui sa quello che dice). Al contrario la partecipazione costante porta all’identificazione di sottogruppi a volte in contrasto fra di loro (provate a chiedere quando ci si alza per l’Offertorio!) e per forza di cose ci si avvicinerà all’uno o all’altro in base alle proprie esperienze ed alle proprie aspettative. A volte i sottogruppi bastano così bene a loro stessi che ci si rende conto che la messa delle 10 e quella delle 11.30 appaiono mondi distantissimi e che il passaggio dall’una all’altra celebrazione non è appena questione di orologio.

Quella dell’autore del TagliaBlog è quindi un’esperienza del primo tipo, ovvero occasionale. Il suo fine non era entrare nella comunità ma esserne solo osservatore. Come osservatore ha tratto le sue conclusioni che sono corrette per il suo punto di osservazione. Resta comunque il fatto che gli effetti della partecipazione al gruppo ristretto, dei soli elementi effettivi della comunità, produce effetti ben diversi.

Voi avete esperienze di comunità (non necessariamente ecclesiali, l’elemento più simile che ho incontrato nella mia vita erano i newsgroup di fine millennio)? Quale è stata la vostra esperienza in merito?

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