Numeri da circo e classi pollaio.

Non sto a tornare sui numeri dicendo che sono del 2009 e non aggiornati (sfido chiunque di voi ad avere dati aggiornati da qualunque organismo internazionale su qualunque materia).

La consistenza media delle classi, in ogni caso, lascia il tempo che trova (come diceva appunto anche .mau.), magari una moda è molto più efficace per fare una fotografia della realtà.

Anche il fatto che le classi con oltre 30 alunni rappresentino rappresentassero appena lo 0,6% del totale lascia il tempo che trova. Dove sono ubicate queste 2.108 classi? In aule adeguate? Come sono diffuse? Sono veramente eccezioni o sono ormai prassi per certe scuole o certi luoghi?

Se si vuole analizzare la situazione della scuola i numeri non servono a nulla se non a porre l’attenzione sul dito anziché sulla Luna. La statistica poi…

Ebbene se vogliamo parlare di scuola dobbiamo abbandonare le statistiche nazionali, come pure quelle regionali e forse anche provinciali.

Dobbiamo andare in una scuola, la scuola che ci interessa. A me interessano ad oggi quattro scuole statali sulle cinque che ci sono nel mio comune, in ognuna di esse ho almeno un figlio ed in una in particolare sono presidente del consiglio d’istituto da tanto tempo, da ben prima che la Gelmini diventasse ministro. A dire il vero quando ho iniziato ad occuparmi di scuola il governo era di un altro colore ed ha cambiato più volte in questi anni. Parlo quindi con cognizione di causa.

Ebbene vi assicuro che il problema della scuola non sono le classi numerose. Magari fosse appena quello.

La mia preside ha 2 istituti, 12 plessi, 2700 studenti dai 3 ai 13 anni. Se vuole fare un giro per tutte le strutture sotto il suo controllo diretto fa allegramente 100-120 km.

Pensate ad un insegnate che manda uno studente dal preside, quando mai riuscirà a vederlo? Ma non è un’eccezione. Tutti i dirigenti scolastici del mio comune hanno due scuole (anche se le altre hanno meno sedi distaccate) in provincia di Ravenna ci sono 46 scuole, 20 hanno la reggenza.

Ma il problema non è solo di dirigenti, i bidelli (classe sempre considerata, a torto, di fannulloni) hanno subito un taglio enorme. Ora ci troviamo con bidelli che vagano per il territorio per aprire più scuole, se verranno giornate di nebbia o di gelo ci si troverà alla mattina con scuole ancora chiuse perché non si può aprire troppo presto la prima.

A Faenza una scuola materna è stata costruita su 4 palazzine, una per sezione (edilizia moderna, appariscente ma non funzionale). Ora i bidelli sono stati tagliati, una persona dovrà fare la spola fra due palazzine distinte per tutto l’inverno ogni volta che un bambino avrà bisogno del bagno (perché la maestra mica può abbandonare la classe per accompagnarne uno).

Poi ci sono le assurdità delle graduatorie per cui ci siamo ritrovati alle superiori con un’insegnante di Potenza con 4 ore settimanali di lezione. Non bastano mica 4 ore settimanali per pagarci l’affitto e così faceva la pendolare.

No, non cambia molto se in classe ci sono 28 o 32 studenti, non cambia nella misura in cui ci sono degli insegnanti validi, perché ci sono anche quelli incapaci di insegnare, incapaci di tenere una classe anche poco numerosa.

Il problema della scuola non sono neppure i bilanci tagliati (e sono stati tagliati di tanto) quanto l’incertezza del quanto e quando che impedisce ogni seria pianificazione. Non solo dal punto di vista economico ma anche e soprattutto di risorse umane.

È anche per questo che lavoro per la scuola (ora stiamo organizzando una festa provinciale dopo la positiva esperienza di Faenza l’anno scorso), per far capire alle scuole che non sono sole, che hanno con loro anche molte famiglie che hanno fiducia nella scuola e che chiedono che la scuola torni ad essere risorsa per tutta la società e non un problema di quelli che si ostinano a riprodursi.

Ben vengano allora le classi numerose, purché in strutture a norma, con docenti preparati e motivati, con risorse (scarse per colpa della crisi?) certe e tempestive.

Io spero che la lotta per salvare la scuola sia anche l’inizio della riscoperta del patto educativo.

Spero che segni la rinascita della scoperta del bene comune, la base di una nuova società.

Cristian

Io ho dei bambini che per ora sono alle elementari, quindi forse non capisco bene, però, perché dovrebbe andare bene una classe con 32 alunni (sicuramente c’è poca differenza tra 28 e 32, ma gia 28 sono tantini) e non va bene un preside che gestisce due istituti?

S.

Secondo me meglio un insegnante in meno ma più valido e soprattutto non precario. Ci sono classi delle elementari che cambiano 8-10 maestri in 5 anni.

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