Avete presente quando un comico sbaglia tempo? Anche la miglior battuta ne risulta inesorabilmente rovinata.
Ora, neppure il peggior comico della storia dell’umanità che diventasse malauguratamente primo ministro di una nazione gloriosa (malgrado l’opinione dei suoi cittadini) potrebbe sbagliare i tempi a questo modo.
Da oggi, sabato a metà mese, è in vigore la nuova aliquota IVA al 21% che va a sostituire quella precedente del 20%. La norma che è entrata in vigore a mezzanotte è stata pubblicata sul sito della Gazzetta Ufficiale fra le 21.30 e le 22.30 di ieri. In buona sostanza la certezza della modifica di questa mattina si è avuta con un margine di manovra di 90-150 minuti.
In via informale, supposto, si è comunque saputo solo ieri mattina, a meno di 24 ore dall’entrata in vigore.
È mai possibile che il cambio di una norma fiscale di questo tipo abbia un’entrata in vigore tanto repentina? Uno sbaglio di tempi tale da distruggere in tutti gli operatori economici (coloro che si ritiene più affini al governo in carica) ogni residua fiducia nell’esecutivo.
E se il danno fosse solo per una parte politica non sarebbe neppure grave, la realtà è che una manovra che dovrebbe risollevare dalla lunga crisi rischia peggiorarla non solo per l’aumento dell’IVA (che di per sé storicamente non ha mai fatto aumentare i consumi) ma perché demoralizza tutte le forze economiche.
Non le demoralizza l’aumento in sé quanto il tempo scelto, perché il fattore tempo è quello dannoso in questa manovra, un tempo istantaneo.
La Germania non molti anni fa ha portato l’IVA dal 16 al 19% in una sola volta. Ma aveva dato un ampio preavviso dell’operazione. Aveva scelto il tempo giusto.
Perché il tempo giusto è servito a rilanciare i consumi nell’immediato, perché un 2,6% di aumento su acquisti “importanti” si fa sentire e quindi chi stava alla finestra per vedere quel che accadeva si è precipitato in strada ed è corsa nei negozi a comprare.
E noi con il tempo sbagliato ci siamo persi questa opportunità.
Perché il tempo giusto consente di assimilare l’aumento come male necessario per un bene più grande per la collettività. Il bisturi serve per curare, ma viene usato anche per fare le rapine come strumento atto ad offendere.
E noi con il tempo sbagliato ci siamo persi questa opportunità.
Infine il tempo giusto serve per la crescita, le aziende avrebbero avuto il tempo necessario per ottimizzare il passaggio, approfittando della revisione anche per rivedersi internamente magari aggiornando certi processi. Le aziende produttrici di gestionali avrebbero potuto implementare l’aggiornamento con le adeguate verifiche e non buttare fuori di corsa aggiornamenti che rischiano di paralizzare i clienti in caso di errore. Magari alcuni avrebbero approfittato per cambiare la cassa introducendo l’informatizzazione nel punto vendita.
E noi con il tempo sbagliato ci siamo persi questa opportunità.
Io personalmente avrei aumentato l’IVA non di 1 punto ma di 2, però a partire dal 1° gennaio 2012. L’incremento degli introiti per lo stato sarebbe stato certamente non inferiore ma i cittadini, le imprese, tutti avrebbero accolto questa manovra (accompagnata dai tagli alla politica che sono stati solo marginali) con meno astio.
Sarebbe stato più facile identificarsi nel paziente che viene curato dal medico con il bisturi per la sua salute. Invece ora sembra che siamo stati tutti stuprati sotto la minaccia del medesimo bisturi.
Questo succede a sbagliare tempo (+ IVA al 21%).
Che dire se non che hai azzeccato le migliori definizioni che potevano esserci sul mercato? 🙂
Non solo la barzelletta non faceva ridere, ma detta così… ha intristito il pubblico… clap clap Stefano… 🙂