Gli scariolanti Virgin.

Forse non tutti sanno che gli scariolanti erano quegli operai che costruivano, all’incirca un secolo fa, gli argini dei fiumi con le loro carriole come attrezzatura principale.

Era un lavoro massacrante, sempre avanti e indietro a portare terra. L’unico conforto era ogni tanto potersi fermare 5 minuti per scambiare 2 parole col collega prima ti tornare a guardare la traccia da seguire come una formica.

Si lavorava dall’alba al tramonto. Finché un caporale un bel giorno disse alla sua squadra: “Dai, oggi portiamo 50 carriole a testa e poi facciamo festa!” Quasi tutti esultarono, in pochi cambiarono squadra scegliendo di continuare a lavorare fino al tramonto. Gli operai ovviamente presero un ritmo molto superiore per poter terminare prima ed in effetti 50 carriole dopo, a metà pomeriggio, andarono tutti a casa deridendo i pochi rimasti al vecchio sistema.

L’indomani le carriole da portare erano diventate 60 ed in breve si arrivò a 100. Quegli operai dovevano lavorare il doppio nello stesso tempo per lo stesso stipendio perché erano pagati a giornata mentre il caporale veniva pagato in base alle carriole portate.

Saltando 100 anni a piedi pari arriviamo ad oggi in cui un ricco imprenditore (che quindi guadagna sulla produttività del gruppo delle sue aziende Virgin) annuncia di voler continuare a pagare i dipendenti a giornata senza limiti di orario ma con il vincolo della produttività.

Conoscendo la storia io non sarei così esultante.

Misurare fa male.

Non so se sia vero o se si trattasse solo di una leggenda metropolitana. Comunque la storia è che alla Nuovo Pignone (quello che costruisce le pompe di carburante che ci riforniscono abitualmente al distributore) alla fine degli anni ’80 (dell’ultimo secolo dello scorso millennio) avessero un megacomputer per simulare i flussi di carburante dentro al misuratore di carburante stesso. Lo simulavano perché qualunque strumento di misura messo dentro un esemplare reale avrebbe alterato i risultati cercati.

Se un liquido che attraversa una struttura solida viene turbato dalla misurazione figuriamoci quanto più possa accadere alle persone.

Allora veniamo a fatti certi, dei giorni nostri, quelli dell’alba di un millennio poco luminosa.

Partiamo ad esempio dagli invalsi test INVALSI (che gioco di parole!). Il doppiodecimetro del cervello con cui vengono misurati tutti gli studenti italiani e con loro anche gli insegnanti e le scuole. Accade così che oltre ai libri di testo (che soprattutto per la scuola primaria meriterebbero un discorso a parte per la pessima qualità dei contenuti), forniti dal comune o comprati a caro prezzo dalle famiglie, le scuole fanno acquistare extra-quota anche libri in preparazione ai famigerati test nazionali. Quindi a scuola non ci si va per imparare ma per superare i test. La misura ne esce ovviamente falsata. I bambini non hanno imparato per la vita ma per il test. Come se un saltatore si allenasse mesi per fare un’ottima rincorsa e poi una volta sulla pedana non spiccasse il balzo perché l’allenamento riguardava solo la rincorsa. E più i test INVALSI misureranno le scuole (anche in termini economici), più avremo studenti preparatissimi a fare i test INVALSI a scapito dell’apprendimento.

Passano gli anni ma i vizi rimangono, arriviamo ad un neomaggiorenne che inizia ad andare a scuola guida. Segue tutte le lezioni, arriva all’esame di teoria con i 40 quiz sul cervellone elettronico, lo passa ed ottiene il foglio rosa. Inizia così a guidare con un genitore e di volta in volta chiede al genitore cosa dice il codice della strada in base alle varie situazioni. Un breve dialogo porta alla luce l’inghippo: le lezioni di scuola guida servono a superare l’esame, non ad imparare a guidare. Anche in questo caso la misura ha alterato il misurato. Il test non serve più a sapere se uno conosce le regole della strada. È fine a se stesso.

Ovviamente non dico che la patente vada data a tutti (anche se spesso ho il sospetto che accada proprio così), né che non si debba misurare lo stato di avanzamento dello studente per correggere il tiro se il suo apprendimento non è ragionevole. Dico che la misura non deve alterare la misurazione stessa, esattamente come (forse) faceva la Nuova Pignone 30 anni fa.

E soprattutto bisogna capire cosa è importante misurare: poco importa che la piscina dei tuffi sia larga 10 metri o 30, se è profonda 60 centimetri. Altrimenti il rischio del misurare tutto arriva al punto di dire che la Coca-Cola Zero è più salubre dell’olio extravergine di oliva.

Quindi misurate con parsimonia, solo ciò che è strettamente necessario, solo quando è possibile non alterare l’oggetto stesso della misurazione e solo se è utile per migliorare.

Siete d’accordo? Che voto mi date?

wiman.

2014-09-18 16.47.33Alcuni giorni fa sono entrato in un palazzo signorile nel cuore di Bologna a conoscere il cuore pulsante di wiman. Una serie di uffici vuoti, un unico ambiente open space con una decina di ragazzi (dubito che l’età media raggiunga i 25 anni) lavoravano sui loro notebook, in fondo alla parete un grande schermo presentava la dashboard in tempo reale della rete wiman. Un caffè, 2 brevi chiacchiere, un router TP-Link con firmware dedicato, un saluto. Il lavoro da fare è ancora tanto, non c’è tempo da perdere.

Ma capiamo cosa c’è dentro (e soprattutto dietro) alla scatola di wiman.

Wiman offre un router wifi che fornisce una doppia rete: la prima privata e la seconda pubblica a disposizione di tutti gli avventori del proprio esercizio commerciale (ufficio, negozio, bar, ambulatorio, ecc.).

È una soluzione out-of-the-box completamente amministrata da remoto e per questo è adatta a qualunque azienda, basta infatti collegare i 2 cavi (alimentazione e rete) per partire, inserire pochi dati promozionali dell’azienda (anche per essere rintracciabile sul sito e sull’app), attaccare la vetrofania in dotazione alla porta e null’altro.

Per il piccolo esercente non c’è altro impegno se non la spesa iniziale di 79 € (ma in questo momento è possibile risparmiare anche quelli), per la struttura più grande invece è possibile avere delle funzionalità aggiuntive in abbonamento.

Come dicevo l’intera amministrazione della rete viene fatta da wiman che si occuperà quindi anche della burocrazia in caso di uso non consono della rete da parte di terzi.

Dal punto di vista dell’utente poi la connessione non richiede particolari requisiti, basta infatti loggarsi una prima volta con Facebook o Google+ per poter navigare ovunque sia presente un access point wiman, e per semplificare ancora di più la cosa c’è l’app per Android ed iOS che aiuta anche a trovare le reti disponibili più vicine (utile anche per non finire la banda prevista con il proprio piano dati).

Non mi resta che suggerire ai miei colleghi di installare wiman come ho fatto io in azienda ed augurare un grande in bocca al lupo ai ragazzi di wiman.

Errore logico e logistico.

2014-09-04 09.14.09Vedete quel piccolo QR-Code in alto a sinistra?

Questa mattina Gianluca ha postato un tweet con un’immagine simile ed io ho commentato che si tratta di un errore logico e logistico.

Logico: perché il qrcode nelle intenzioni è un link ad un ulteriore approfondimento. Quindi prima leggo le informazioni che mi fornisci e poi, se voglio, vado al sito collegato per avere altre notizie in merito. Allora logicamente il codice dovrebbe trovarsi al termine del pannello e non in cima. I post correlati o comunque link di approfondimento non si mettono mai in cima.

Logistico: è un problema molto diffuso, quello di progettare sul PC senza avere la minima idea dello sviluppo pratico. Perché se il grafico si fosse soffermato un attimo a pensare che quel qrcode sarebbe stato a circa 2,5 metri da terra forse si sarebbe reso conto che fotografarlo sarebbe stata un’impresa per una vasta fetta di popolazione. Ha creato senza volerlo una barriera architettonica digitale.

Ometto ogni commento sul fatto che questo cartellone nasconde una bella inquadratura della Rocca Estense di Lugo e che quindi si sarebbe potuto optare per un formato e/o un’ubicazione diversi.

La rete è (sempre più) mobile.

CatturaMalgrado gli scarsi aggiornamenti questo blog riceve ancora un discreto traffico di rendita.

Oggi per caso sono entrato nelle statistiche, cosa che mi capita estremamente di rado e così ci ho giocato un po’.

Ho guardato i dati di accesso nel primo semestre dell’anno in corso rispetto a quello dello scorso anno, soprattutto incuriosito dai dati mobili.

Ebbene oggi poco più della metà degli accessi a questo blog arriva da un PC mentre oltre 1/3 da piattaforme mobili (ho preso solo i primi 3 sistemi operativi perché da soli fanno oltre il 90% del traffico, gli altri si spartiscono le briciole con ulteriore rafforzamento dell’oligopolio).

Ovviamente queste sono le statistiche di questo blog, non è detto che anche per voi il mobile debba essere così incisivo. Però di certo la crescita è stata molto marcata e se le vostre statistiche non lo riportano fatevi una domanda: un utente che arriva sul vostro sito con il cellulare o con il tablet riesce a vedere qualcosa o è costretto a scappare alla prima pagina?