Nuove commissioni di Satispay

Satispay in Italia ha, a quanto dicono loro, 5 milioni di utenti e 350 mila aziende convenzionate. All’estero i numeri sono molto più contenuti ma è evidente essendo una realtà nata in Italia e che qui si è sviluppata a macchie di leopardo (ad esempio nella nostra zona dove è stato spinto di più ha molta più penetrazione che in altre zone anche non troppo distanti).

Ho sempre apprezzato il loro modo di fare sia dal punto di vista tecnologico che comunicativo e sono stato un early adopter sia come utente che come negoziante.

Un paio di mesi fa un loro concorrente mi aveva messo in guardia sul cambio di condizioni economiche. Ho subito contattato l’assistenza per chiedere chiarimenti e mi è stato detto che nulla cambiava e che le commissioni rimanevano quei 0,20 € per tutti i pagamenti superiori a 10 € (le transazioni tra privati erano esenti da oneri). Sul loro sito vantavano questa condizione dicendo che, essendo gli unici attori nel trasferimento di denaro, potevano mantenere così basse le commissioni.

E’ evidente che la mail ricevuto al 30 gennaio scorso è caduta quasi come un fulmine a ciel sereno e che tutte le belle parole di poche settimane prima si sono sciolte come neve al sole. Fra l’altro, a differenza di quanto avvenuto in passato, ha messo Satispay al centro di una serie di fraintendimenti: primo fra tutti che la commissione (da notare che nella mail l’1% sia stato messo nel corso del testo senza particolari risalti a differenza dei presunti vantaggi per i negozianti anche se a me non ne viene in cambio nulla se Satispay decide di aprire una linea di credito agli utenti, o almeno non ritengo che dovrei pagarla io ma semmai il cliente che l’utilizza).

Per capire di quanto impattante fosse la variazione (passare da una formula a gradini ad una percentuale non è immediato) ho pensato fosse bene analizzare un po’ i dati storici degli ultimi mesi. Prendere anche il periodo natalizio mi ha fornito dati abbastanza esaustivi anche senza prendere un periodo troppo lungo (analizzare i dati costa).

Ebbene negli ultimi mesi la commissione media (risultante dallo 0% fino a 10 euro, 2% in calo progressivo oltre i 10 euro ovvero 20 cent fissi) nel mio negozio è risultata essere delo 0,65% e quindi l’aumento sarà tutto sommato evidente ma limitato. E’ evidente che per un bar, il cui scontrino medio è al di sotto dei 10 euro, la commissione passa da 0 a 1% (comunuque parliamo di 3 cent per cappuccino e cornetto) e sarà invece enormemente più alta per un negozio con scontrino medio ad esempio di 100 euro per cui passerà da 0,20 a 1 euro.

Resta comunque il fatto che, sempre nella mia esperienza, Satispay rappresenta solo (o addirittura a seconda del punto di vista) il 15% dei pagamenti elettronici lasciando il rimanente 85% a bancomat e carte di credito.

Credo che questa operazione sarà abbastanza impattante per l’azienda di Dalmasso ma era anche ormai inevitabile non potendo continuare a rivolgersi al mercato per nuovi aumenti di capitale per giustificare le molteplici promozioni nel tentativo di attirare nuovi utenti.

Venuto meno il vantaggio economico, non avendo mai avuto un vantaggio in termini di tempo di pagamento (un bancomat è estremamente più rapido) rimangono solo 2 le opzioni che consentiranno a Satispay di sopravvivere: la possibilità di pagare a distanza (succede a volte, di rado a dire il vero, che un cliente paghi con il suo account da casa mentre a ritirare la merce c’è un’altra persona) e la promozione indiretta (se io sono in un negozio e apro l’app per pagare scopro quali altri esercizi commerciali ci sono nelle vicinanze).

Per quanto mi riguarda continuerò a lasciare libertà al cliente sulla scelta del metodo di pagamento sapendo che d’ora in poi Satispay mi starà un po’ meno simpatico e nel caso sarà il primo a cadere fuori dalla porta del negozio.

Mi piacerebbe sapere, se ci sono colleghi commercianti che accettano Satispay, quanto è la loro commissione attuale e quanto Satispay incide in percentuale sul totale dei pagamenti elettronici.

Concordato scordato

Premessa 1: un concordato è un atto bilaterale fra la Chiesa cattolica e un altro stato, non solo l’Italia.
Premessa 2: un concordato viene sottoscritto da due parti le quali concordano su alcuni punti e viene sottoscritto dai due governi, quello con l’Italia del 1984 è stato sottoscritto dal Presidente del Consiglio Craxi e dall’omologo (Segretario di Stato della Santa Sede, come titolo ufficiale) Card. Casaroli.
Premessa 3: se non si concorda più serve un nuovo atto bilaterale di modifica, come ad esempio quello del 1984 che aggiornava il concordato del 1929 in quanto in parte non più attuabile (vedi ad esempio che l’Italia avrebbe dovuto giustiziare Mehmet Ali Ağca quando in Italia non esisteva più la pena di morte).
Premessa 4: la diplomazia ha regole d’ingaggio estremamente complesse, quelle che arrivano al grande pubblico (sia in positivo che in negativo) sono solo echi delle trattative sottotraccia e spesso sono concordati.

Quindi chi dice che basterebbe abolire il concordato dimostra ignoranza perché:
– come detto la modifica, ed ancor più l’abolizione, richiedono un accordo diplomatico internazionale. “Sì, ma è la Chiesa, mica l’America!” certo, ma l’America di fronte a uno stato che viene meno ai trattati internazionali sottoscritti potrebbe pensare di avere un traditore come alleato.
– quella nota verbale fa parte di un percorso diplomatico ben più ampio, fermarsi a quell’atto ignorando tutti i passi precedenti è come dire che il calciatore segna perché si trova nel punto giusto al momento giusto senza prendere in considerazione i passaggi che gli hanno consentito di farsi trovare lì, non per caso ma per tattica, conoscenza e allenamento.
– fra l’altro quella nota verbale è stata resa pubblica (legittimo) dal destinatario che avrebbe potuto semplicemente ignorarla nel segreto dei rapporti diplomatici.

Quindi, al di là del DDL Zan che ha problemi oggettivi e molti di quelli che lo voterebbero si affrettano a dichiarare che poi si potrebbe sistemare, è necessario sapere che gli stati dialogano e fanno bene a farlo (perché quando smettono di dialogare iniziano a fare la guerra), che la Chiesa cattolica è uno stato riconosciuto (osservatore permanente alle Nazioni Unite) e dialoga con gli altri stati tramite i propri ambasciatori (nunzi apostolici) e riconosce le ambasciate altrui. E’ indispensabile riconoscere che la Chiesa ha diritto di segnalare che una legge potrebbe ledere il concordato ed era altresì diritto dell’Italia ignorare la nota verbale. L’Italia aveva il diritto e l’ha esercitato di rendere pubblica la nota affinché diventasse elemento del processo politico democratico che ci caratterizza (a maggior ragione con un’estensione tale della maggioranza).

Ho idee più da fantapolitica che non esprimerò qui ma di certo l’atto della Chiesa e la reazione dell’Italia rientrano a pieno titolo nel diritto ed in alcun modo questo lede la laicità dello stato.

La Chiesa deve rendere a Dio ciò che è di Dio, ma qui ci siamo fermati sulla prima parte ovvero rendere a Cesare ciò che è di Cesare.

Orrori di calcolo.

A casa ho una linea in fibra (sì, d’accordo, è una FTTC in tecnologia VDSL) con Vodafone.

Anche Vodafone, come tutti gli altri operatori, è stata costretta a passare dalla fatturazione a 28 giorni a quella mensile e l’ha giustamente comunicato sull’ultima fattura inviata. E’ previsto un aumento per singolo canone dell’8,6% che però non incide in alcun modo sul costo annuo. Tutto questo ha tacito consenso salvo diritto di dare disdetta, come indicato nella comunicazione stessa.

Due giorni fa mi telefona un’addetta Vodafone (non so se interna o di qualche agenzia che comunque sapeva che ero cliente Vodafone) facendo riferimento a quella comunicazione dicendo che aveva bisogno della conferma per l’accettazione dell’aumento. E già questo mi stonava.

Poi ha proseguito dicendo che l’aumento era dell’8,6% mensile ed essendo la fattura bimestrale l’aumento sarebbe stato complessivamente del 17,2%.

A questo punto non ci ho visto più, il ragioniere che è in me ha provato a farla ragionare che non poteva essere corretto il suo discorso perché non raddoppiava la percentuale ma solo la base su cui veniva calcolata la percentuale.

L’interlocutrice insisteva dicendo che dovevo accettare la sua proposta che in soldoni prevedeva un cospicuo aumento, ho tagliato corto dicendo che avrei verificato quando c’era scritto nella fattura e semmai mi sarei rimesso io in contatto con loro per chiarimenti.

Ovviamente la mia fattura era assolutamente come la ricordavo, cambiava il ciclo di fatturazione, non cambiava il costo annuo.

Ora però sono curioso di sapere quanti hanno trovato ragionevole che l’8,6% mensile corrisponda al 17,2% bimestrale e soprattutto cosa sarebbe accaduto effettivamente dicendo sì. Mi avrebbero cambiato la tariffa in modo nettamente peggiorativo? Non lo saprò mai ma la cosa non è che mi interessi.

Qualcun altro ha avuto simili telefonate? Che è accaduto dopo?

In salsa europea

Quante volte hai visto in TV la pubblicità di una nuova maionese? Ovviamente lo slogan parla di ancora più cremosa, di nuova ricetta ed il nuovo mantra del cibo sano senza olio di palma! (che probabilmente non c’era mai stata ma vuoi mettere l’effetto?)

Quando poi vai al supermercato prendi in mano la confezione e verifichi, leggendo nella tabella degli ingredienti, se quanto dichiarato nella pubblicità corrisponde al vero.

Leggiamo gli ingredienti, leggiamo la data di scadenza, leggiamo “l’immagine ha il solo scopo di illustrare il prodotto” (come se nel tubetto della maionese potessero essere compresi anche insalata e gamberetti). Quando dobbiamo cambiare auto (o telefono per i più giovani) leggiamo recensioni e commenti, visitiamo negozi e siti alla ricerca del miglior rapporto costi-benefici.

Perché dunque quando dobbiamo andare a votare, a maggior ragione per le elezioni europee, ci chiudiamo alla possibilità di leggere i programmi alla ricerca di una corrispondenza con i nostri ideali fermandoci agli slogan? Perché crediamo che le proposte siano tutte uguali in quanto gli europarlamentari sono distanti da noi?

La scelta non va fatta in base alla distanza: se non c’è nessuna fabbrica di maionese nel raggio di 10 km non è che le maionesi diventino tutte uguali. Continui a scegliere quella che ti pare rispondere maggiormente alle tue priorità (gusto, ingredienti, prezzo). Allo stesso modo dovresti fare con i tuoi rappresentanti, scegliere quelli che più di altri possano rappresentarti.

Come sceglierli? Conoscendoli oltre gli slogan. E soprattutto conoscendo tu cosa cercare.

Per i programmi ed i candidati rivolgiti a Google. Per una lettura preventiva per farti qualche idea ti suggeristo questi due documenti:
Scholz: «Un’Europa per i giovani»
Europee 2019. Una presenza al bisogno del mondo

Buona lettura, e se vuoi puoi usare i commenti o gli altri canali di contatto per dirmi le tue opinioni.

E se preferisci non leggere, non lamentarti che la maionese non è buona come diceva la pubblicità in TV!

Il nome sul bicchiere (a proposito di vaccini).

Avete presente alle feste quando tutti scrivono il loro nome sul bicchiere di carta per poterlo identificare facilmente ed evitare di usarne uno nuovo ad ogni sorso ed allo stesso tempo di bere da un bicchiere dove già diverse persone hanno bevuto?

Io odio scrivere il mio nome sul bicchiere, non l’ho mai sopportato e quindi non l’ho mai fatto. Piuttosto cerco un angolino dove posarlo, solo il mio per recuperarlo sempre da lì quando ne ho bisogno.

La cosa, evidentemente, funziona (salvo che qualcuno nel frattempo non identifichi un bicchiere anonimo in un angolino e lo getti costringendomi a prendere un nuovo bicchiere). Posso tranquillamente evitare di scrivere il mio nome sul bicchiere perché lo fanno già tutti gli altri.

Cosa accadrebbe se un bel giorno tutti (o comunque un numero crescente di persone) avesse in odio lo scrivere il nome sul bicchiere? Tutti gli angolini verrebbero occupati da un numero crescente di bicchieri anonimi e di conseguenza anche il rischio per me di bere in un bicchiere dove altri hanno già bevuto.

Lo stesso accade pari pari con i vaccini. Quando tutti scrivono il vaccino sul corpo la possibilità di uno scambio di virus è pressoché impossibile, man mano che la vaccinazione diminuisce aumenta enormemente il rischio di circolazione della malattia.

È la famosa immunità di gregge che tanti preferiscono, non so per quale motivo, ignorare.

Se aumenteranno le persone che non scrivono il nome andrò solo a feste in luoghi con sufficienti angolini, ma nella vita di tutti i giorni non ci sono angolini in cui essere sicuri di non venire a contatto con malattie molto gravi, anche letali a volte.